Confronto in Regione per aiutare ambiente e allevatori
Nei giorni scorsi siamo stati invitati dall’assessore regionale all’Agricoltura della Campania, Nicola Caputo, a un confronto sulla possibilità di ricorrere alla lombricoltura per risolvere il problema della gestione del letame degli allevamenti attivi nella regione. Siamo rimasti favorevolmente sorpresi dal livello di conoscenza della lombricoltura da parte dell’assessore Caputo e dal suo staff, segno tangibile di un interesse concreto.
In Campania, gran parte del territorio regionale destinato ad attività agricole, rientra nelle zone considerate vulnerabili dalla Direttiva Nitrati. In questi territori la concentrazione di azoto per ettaro contenuta nei reflui zootecnici prodotti non può superare i 170 kg, la metà del valore consentito nelle altre zone.
Si tratta di conciliare le esigenze di tutela ambientale e quelle produttive degli allevatori. La lombricoltura rappresenta senza dubbio una soluzione che consente di far diventare complementari queste le due esigenze apparentemente confliggenti.
Da parte dell’assessore Caputo c’è la volontà di sperimentare sul campo la fattibilità di questa soluzione, da parte nostra tutto l’impegno a garantire il know how e l’esperienza necessari affinché questi progetti possano andare a buon fine.
Le parole dell’assessore regionale all’Agricoltura della Campania, Nicola Caputo
“Con #FrancescoAgresti esperto di lombricoltura e responsabile di Lombricoltura Bella Farnia – ha sottolineato l’assessore Nicola Caputo sulla sua pagina Facebook al termine dell’incontro – abbiamo discusso di #nitrati e dell’utilizzo dei #lombrichi per trattare il letame in linea con i principi dettati dalla normativa e di facile applicazione, oltre che valido in termini di prezioso humus prodotto. Questo processo, che ho potuto osservare direttamente sul campo nel corso delle mie visite in aziende che utilizzano questo sistema, permette di produrre fertilizzante organico grazie all’azione naturale di questi animaletti, a cui già Charles Darwin aveva attribuito un’importanza fondamentale per la fertilizzazione organica del suolo. La conversione biologica di materiale organico in humus è un processo importante. Inoltre ha un effetto strutturante, capace di ridare vita anche ai terreni desertificati ed agire come filtro biologico naturale nella lotta alla brucellosi. È sicuramente una strada da perseguire. Partiremo subito con progetti pilota”.
Noi ci siamo
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