I lombrichi resistono anche alla siccità. A rivelarlo sono i risultati di ricerca realizzata negli Stati Uniti dalla Colorado State University e pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista ‘Soil Science Society of America’.
I lombrichi, con la loro presenza, riescono ad aiutare a migliorare la struttura e la miscelazione dei suoli ma risultano difficili da trovare nei terreni più asciutti, dove acqua e materia organica scarseggiano. L’aggiunta di lombrichi nelle aree in cui non sono presenti potrebbe permettere di incrementare la salute e la produttività dei suoli secchi.
Ma possono questi animali sopravvivere in condizioni di estrema siccità? Il nuovo studio della Colorado State University ha dimostrato appunto che si tratta di una sfida possibile. La ricerca ha scoperto che i lombrichi riescono a mantenersi vivi in ambienti privi d’acqua andando in estivazione, quello stato che permette nelle regioni desertiche agli animali di ridurre al minimo il fabbisogno di acqua e cibo, rallentando il metabolismo. Durante l’estivazione, i lombrichi avvolgono i loro corpi in un nodo stretto per ridurre la quantità di superficie esposta al suolo. Successivamente si sigillano in una camera costituita dal loro muco, all’interno della quale l’umidità è più alta, in modo da non seccarsi contemporaneamente all’asciugarsi del terreno. La capacità dei lombrichi di andare in estivazione suggerisce che possono sopravvivere a lunghi periodi di siccità nel terreno.
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I deserti del Colorado sono abbastanza caldi e la terra asciuga anche in profondità.
Probabilmente nei nostri assolati e siccitosi terreni del sud Italia, la resistenza sarebbe anche maggiore.