Il solo citarla provoca in alcuni di noi un generale senso di fastidio, alimentato da un’alterata percezione delle temperature e da dolori articolari, per i lombrichi invece è indispensabile, senza sarebbero destinati a morte certa.
L’umidità è uno degli elementi fondamentali per la vita e il benessere dei lombrichi. Nell’habitat ideale degli Eisenia Andrei ed Eisenia Fetida, le due specie più indicate per la produzione di humus attraverso il riciclaggio di letame e scarti organici di origine vegetale, deve essere almeno dell’80%. Ma perché è così importante?
Lo è perché i lombrichi sono privi di polmoni e respirando attraverso la pelle riescono ad assimilare ossigeno solo se l’ambiente in cui vivono ha, appunto, un elevato grado di umidità. A parità di condizioni di allevamento l’umidità è la condizione che determina una maggiore crescita delle dimensioni dei lombrichi.
Se allevati all’aperto in autunno e inverno in genere le condizioni di normale piovosità provvedono a garantire la giusta percentuale. Ma in un allevamento da reddito vi consigliamo in ogni caso di monitorarne il livello per evitare di avere una riduzione della produttività.
Nelle stagioni più calde invece occorre controllare il livello di umidità della lettiera con una frequenza più elevata mano a mano che si avvicina l’estate, periodo durante il quale è bene irrigare la lettiera anche quotidianamente. Quanta acqua occorre? La risposta dipende da molte variabili, per non sbagliare occorre irrigare fin quando l’umidità non è omogeneamente almeno all’80%, in questo modo si ha la certezza di non commettere errori che peggiorerebbero le condizioni dei lombrichi e la loro produttività.
Ci sono dei rimedi di semplice applicazione che possono contribuire a far diminuire il fabbisogno idrico nelle stagioni più calde, ad esempio, ombreggiando le lettiere, facendo però attenzione a disporre la rete ombreggiante non a contatto diretto con la superficie, perché contribuirebbe all’innalzamento delle temperature e non garantirebbe una corretta ossigenazione, ma realizzando una struttura ad archi distribuiti ai lati delle lettiere come potete vedere nella foto di un allevamento che abbiamo realizzato in Sicilia, alle pendici dell’Etna. Anche in questo caso il telo non deve arrivare fino a terra perché darebbe vita a un effetto serra. Ciò che più conta è evitare l’irraggiamento diretto nelle ore più calde.
Un altro rimedio può essere quello di coprire la superficie della lettiera con della pacciamatura, soluzione altrettanto utile ma piuttosto scomoda perché andrebbe rimossa a e poi nuovamente distribuita a ogni turno di alimentazione.
Per le lombricoltura domestiche l’umidità è uno dei parametri da tenere sempre sotto controllo. I contenitori in plastica, rispetto a quelli in legno, tendono a favorirne l’accumulo.
Nella gestione dell’umidità occorre fare attenzione a non eccedere, perché se è vero che i lombrichi amano ambienti umidi e altrettante vero che se l’acqua si accumula sul fondo del contenitore e non ha modo di scolare una volta terminato l’ossigeno in essa contenuta diventa una trappola letale.
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